Saper leggere le classificazioni degli immobili ti aiuterà a capire subito se l’immobile venduto all’asta rientra o meno nei tuoi interessi di investitore.
L’universo delle aste immobiliari è pieno zeppo di simboli e sigle che dovrai imparare presto a decodificare se vuoi investire in modo continuativo nel settore. Tra questi simboli ci sono le classificazioni che raccontano in che tipologia catastale rientrano gli immobili venduti all’asta. Scendendo nel dettaglio sono sei i gruppi (A-B-C-D-E-F) e, a sua volta, ognuno di essi presenta al suo interno dei sottogruppi. Prima di spiegare nello specifico quali sono i gruppi e quali immobili includono, sgombriamo il campo subito da una fake news. Le categorie catastali non sono definite dal perito, sulla base dello stato dell’immobile, ma la loro classificazione deriva direttamente dal catasto.
Per quale motivo facciamo questa premessa? Perché potrebbe esserci una discrepanza tra lo stato di conservazione dell’immobile e la categoria catastale nel quale rientra. Per esempio, ci potrebbero essere immobili in uno stato di deterioramento in una categoria alta A2 (come tra poco vedremo), mentre altri in buone condizioni in una classificazione più bassa (es. A4). Fai allora attenzione a questa insidia.
Fatta questa premessa, andiamo ad analizzare le varie categorie nei minimi dettagli.
Gruppo A: il più diffuso nelle aste immobiliari
Di questo gruppo fanno parte gli immobili che sono definiti a “destinazione ordinaria”. Parliamo di abitazioni e alloggi di vario tipo e anche di uffici e studi privati. Ecco quali sono i sottogruppi A:
A/1: abitazioni di tipo signorile che sono in zone di pregio o possiedono dei dettagli di costruzione che le rendono prestigiose.
A/2: abitazioni di tipo civili. Qui sono raggruppati i fabbricati residenziali.
A/3: abitazioni di tipo economico, ovvero quegli immobili che sono costruiti con materiali a basso costo.
A/4: abitazioni di tipo popolare, realizzate con rifiniture di livello modesto.
A/5: abitazioni di tipo ultrapopolare. Qui in genere parliamo di abitazioni che hanno rifiniture di bassissimo livello e spesso non hanno servizi sanitari esclusivi.
A/6: abitazioni di tipo rurale, ovvero immobili posti al servizio di un terreno agricolo.
A/7: abitazioni in villini.
A/8: abitazioni in ville, dotate di parco o giardino.
A/9: castelli e palazzi eminenti.
A/10: uffici e studi privati pensati per svolgere attività professionali.
A/11: qui rientrano abitazioni tipiche di alcuni luoghi, come rifugi di montagna, baite o trulli.
Gruppo B: tra uffici pubblici e scuole
Di questo gruppo fanno parte, in generale, diverse tipologie di immobili, come uffici pubblici, scuole e conventi. Ecco quali sono i sottogruppi B:
B/1: qui rientrano tutti gli immobili che sono pensati per assistere varie categorie sociali, anziani, minori… senza fini di lucro. In particolare in questa sottocategoria rientrano: collegi, orfanotrofi, conventi, seminari, ricoveri, ospizi e caserme.
B/2: ospedali e case di cura senza fine di lucro.
B/3: riformatori e prigioni.
B/4: uffici pubblici, es. sedi INPS, Camera di Commercio ecc.
B/5: laboratori scientifici e scuole. Sono immobili realizzati per ospitare attività quali ricerca scientifica e istruzione.
B/6: accademie, gallerie, musei, pinacoteche, biblioteche.
B/7: oratori e cappelle non destinate all’esercizio pubblico del culto.
B/8: magazzini sotterranei per depositi di derrate, la cui funzione è raccogliere scorte.
Gruppo C: le attività commerciali
In questo gruppo rientrano tutti gli immobili che sono destinati a un’attività commerciale. Ecco quali sono i sottogruppi C:
C/1: locali commerciali, che si occupano della vendita di prodotti (es. botteghe, negozi…).
C/2: locali di deposito e magazzini. Strutture impiegate come locali di sgombero, deposito di merci e sottotetti
C/3: laboratori per arti e mestieri. N.B. questi non sono destinati alla vendita ma solo alla creazione e trasformazione di beni.
C/4: locali e fabbricati per esercizi sportivi senza fine di lucro.
C/5: stabilimenti di acque curative e balneari senza fine di lucro.
C/6: autorimesse, rimesse, scuderie e stalle senza fine di lucro. In questa categoria rientrano anche garage, posti macchina o box auto.
C/7: tettoie aperte o chiuse e gazebo.
Gruppo D: dalle fabbriche alle strutture ricettive
Questo è il gruppo più variegato, nel quale rientrano immobili di diversa destinazione d’uso, dagli alberghi alle sale per spettacoli e concerti. Ecco quali sono i sottogruppi D:
D/1: fabbriche e capannoni.
D/2: alberghi con fine di lucro.
D/3: sale per spettacoli e concerti, cinematografi e teatri con fine di lucro.
D/4: ospedali e case di cura con fine di lucro.
D/5: istituti di assicurazione, cambio o credito con fine di lucro.
D/6: locali e fabbricati per esercizi sportivi con fine di lucro (es. stadi, palazzetti dello sport, piscine, impianti sportivi…).
D/7: fabbricati costruiti o adattati per le speciali esigenze di un’attività industriale e non suscettibili di destinazione diversa, per esempio le stazioni di rifornimento
D/8: fabbricati costruiti o adattati per le speciali esigenze di un’attività commerciale e non suscettibili di destinazione diversa senza radicali trasformazioni, per esempio i centri commerciali.
D/9: edifici sospesi o galleggianti assicurati a punti fissi del suolo. Per esempio, ponti privati a pedaggio.
D/10: fabbricati rurali disposti al di fuori di un’area urbana.
Gruppo E: i fabbricati per esigenze pubbliche
Questo gruppo include immobili che hanno una destinazione particolare, pensati ovvero per esigenze di interesse pubblico e che sono esenti dal pagamento dell’IMU. Ecco quali sono i sottogruppi E:
E/1: stazioni per servizi aerei, marittimi, terrestri e di trasporto (es. aeroporti, porti e stazioni ferroviarie).
E/2: ponti comunali e provinciali a pedaggio.
E/3: fabbricati e costruzioni per esigenze pubbliche speciali (es. chioschi ed edicole che vendono giornali).
E/4: recinti chiusi per esigenze pubbliche speciali, per esempio luoghi dove si svolgono i mercati rionali.
E/5: fabbricati costituenti fortificazioni e loro dipendenze.
E/6: torri, semafori e fari per rendere d’uso pubblico l’orologio comunale.
E/7: fabbricati destinati all’esercizio pubblico dei culti, per esempio cattedrali e chiese.
E/8: costruzioni e fabbricati nei cimiteri.
E/9: edifici a destinazione particolare non compresi nelle categorie precedenti del gruppo E.
Gruppo F: immobili in costruzioni e reti pubbliche
In questo ultimo gruppo catastale rientrano soprattutto immobili in corso di costruzione. Ecco quali sono i sottogruppi F:
F/1: aree urbane, situate al piano terra.
F/2: unità collabenti, ovvero trutture inutilizzabili, per cui non è concessa l’agibilità
F/3: unità in corso di costruzione.
F/4: unità in corso di definizione. Rispetto a F/3 la differenza qui rientrano gli immobili per cui non è stata stabilita né la destinazione d’uso né la consistenza.
F/5: lastrici solari, per esempio terrazze e aree libere situate sopra immobili.
F/6: fabbricati in attesa di dichiarazione, per i quali non è stata ancora presentata la domanda di accatastamento.
F/7: infrastrutture di reti pubbliche di comunicazione (es. le reti per la banda larga).
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